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Novecento è un monologo
teatrale
di Alessandro Baricco pubblicato da Feltrinelli
nel 1994.
Questo monologo narra la storia di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, un uomo
che ha trascorso interamente la sua vita all'interno del piroscafo Virginian,
sul quale è nato ed è morto senza mai riuscire a metter piede sulla terraferma.
Novecento è anche il miglior pianista di
tutti i tempi. La sua storia è narrata dal suo migliore amico, un trombettista
che suonava con la sua jazz band.
Quando era un neonato fu abbandonato sul pianoforte della prima classe del piroscafo Virginian dove fu trovato e allevato da Danny Boodmann. Sulla nave imparò a suonare il pianoforte e divenne il più grande pianista che abbia mai solcato l’oceano. La sua fama divenne sempre maggiore anche sulla terraferma tanto che uno dei più grandi jazzisti dell’epoca, Jelly Roll Morton, volle misurarsi con lui in un duello al pianoforte, ma Novecento era davvero il più grande. La sua musica è meravigliosa, è unica, mai sentita prima. Novecento è un personaggio molto particolare da molti considerato pazzo, ma non lo è: egli è semplicemente unico, un vero artista; è solo se stesso perché non è mai stato “contaminato” dalla società della terraferma. Un uomo che vive attraverso i desideri e le passioni altrui, un uomo che si realizza e si annulla con la musica, che vivrà sempre cullato dall’oceano, dal quale non troverà mai la forza di svezzarsi, non riuscirà mai a superare la paura del diverso e di crearsi delle radici. Novecento non è mai sceso dal Virginian , o comunque ci ha solo provato, ma senza riuscirci perché sulla terraferma c’era tutto tranne una fine: gli è sembrata infinita. Novecento non aveva mai vissuto l’infinito: la sua nave non era infinita e i gli 88 tasti del suo pianoforte avevano un inizio e una fine; lui era infinito, sui quei tasti la sua musica era infinita. Essa era considerata tale perché era unica, non aveva eguali, ma questo perché la dimensione in cui si trovava aveva un inizio e una fine; ma se questa dimensione fosse stata infinita, sicuramente la musica di Novecento non lo sarebbe stata perché in un mondo senza fine ce ne sarebbero potute esistere tante come quella. Essendo lui stesso e la sua musica infiniti non potevano esistere in un luogo che era anch’esso infinito. E pur di non affrontare un mondo diverso dal proprio, Novecento ha preferito rinunciare a vivere la propria vita e abbandonare sogni e desideri. Non era Novecento che andava per il mondo, ma era il mondo che, con le sue possibilità e occasioni, gli passava davanti e Novecento gli “rubava l’anima”, vivendo dei sogni, dei desideri e delle esperienze dei passeggeri. Ma quando essi scendevano dalla nave, Novecento doveva abbandonare i suoi desideri, lasciandoli irrealizzati. Infatti se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo correre incontro al mondo, affrontando le sue sfide, ma se aspettiamo che sia il mondo a venire da noi, esso, prima o poi, se ne andrà senza lasciarci realizzare i nostri sogni. Così Novecento, combattuto tra la voglia di scendere dalla
nave e la paura di farlo, tra il desiderio di farsi una vera vita e il terrore
di affrontare un mondo diverso, decide di “disarmare l’infelicità”. Sceglie di
abbandonare la sua vita, “bloccando” i desideri irrealizzati, dimenticando ciò
che aveva perso e cancellando tutto ciò che li riguardava. Ad esempio, dopo
aver conosciuto una donna, questa poi scendendo dalla nave l’avrebbe
abbandonato; allora Novecento incanta il desiderio di quella donna, cancellando
tutte le donne del mondo.
Ma facendo così, Novecento blocca man mano tutti i suoi
desideri eliminando parti della sua vita e riducendola al nulla. Questo perché
sono proprio i nostri obiettivi e desideri che danno uno scopo alla nostra
vita, spingendoci a lottare e a vivere a fondo ogni istante della nostra
esistenza. Non poter realizzare questi sogni, o comunque non lottare per essi,
significa non vivere a fondo la propria vita sentendosi, quindi incompleti.
Infatti, come racconta Novecento, una volta i paradiso, egli si sarebbe ritrovato
senza un braccio sinistro e in mancanza di braccia come quello, avrebbe dovuto vivere in
eterno con due braccia destre e quindi senza un parte di sé andata dispersa
sulla terra, proprio come i suoi desideri irrealizzati.
Così per colmare il vuoto di una vita incompleta Novecento suona; la sua musica lo completa permettendogli di diventare qualcuno; la sua musica infatti gli permette di vivere ciò che non ha vissuto: attraverso essa può raggiungere posti che non ha mai potuto visitare, può sentire sapori e profumi mai provati e che mai proverà.
Il linguaggio
utilizzato da Baricco è molto informale e rispecchia perfettamente pause e
accenti della lingua parlata in quanto si tratta di un testo teatrale.
Sicuramente rende molto bene l’idea dei
sentimenti e delle forti emozioni provate da Novecento e suscitate dalla sua
musica.
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Webmaster: ELENA TAGLIAFERRI Classe IIIB Scuola Media A.Stoppani |